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Il lavoro italiano

Occhio a parlare troppo di “grandi dimissioni” in Italia. Se nel resto del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, la narrativa sulla fuga dal lavoro si è ormai consolidata, nel nostro Paese la situazione sembra piuttosto diversa. A fotografare l’istantanea del mercato del lavoro italiano sono stati gli ultimi dati Inps: nel primo semestre del 2021, infatti, 1 milione e 80mila cittadini hanno firmato la loro lettera di dimissioni. Si tratta di numeri che certamente non hanno precedenti in Italia, ma che vanno letti e interpretati con una certa cautela, dato che nel 2021 – è bene ricordarlo – si usciva dall’emergenza pandemica e il mercato del lavoro era peraltro congelato dal blocco dei licenziamenti (Il Sole 24 Ore).

Ripresa post pandemica 

A giustificare questi numeri sembrano infatti esserci due fattori. L’Inps ha aggiunto che oltre 600mila dimissioni del primo semestre riguardano, di fatto, “Il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020”, mentre allo stesso tempo sono tornati a crescere i licenziamenti. Dall’altra parte c’è invece il rimbalzo economico, dato che un milione di addii si accompagnano ad un aumento delle assunzioni del 26%, ad una crescita pari al 74% dei contratti, e ad un saldo positivo che è uguale a 946mila posti, due terzi dei quali registrati solamente nel mese di giugno (Corriere).

  • Cresce il lavoro breve, solo un contratto su cento dura più di un anno (Corriere).

Sfide del futuro

Con il mercato del lavoro che ha riconquistato maggiore dinamicità dopo l’emergenza pandemica, sarebbe quindi più corretto parlare di un ricollocamento dei lavoratori, più che di una fuga dal posto fisso. In questi mesi si sono aperte nuove occasioni di lavoro, soprattutto nei settori che più avevano sofferto i lockdown causati dalla pandemia, come la ristorazione o il terziario professionale, e le persone sono così andate alla ricerca di migliori opportunità professionali. Sarà ora necessario capire quanto sarà dura la frenata dell’economia nei prossimi mesi, con l’aumento dei tassi, dei prezzi energetici e le imprese in affanno con le bollette. Qui i dossier con i quali il nuovo governo è chiamato a misurarsi.

  • Il governo Draghi lascia un record di occupati, ma il mercato del lavoro è ancora fragile (Linkiesta).

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