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Il coaching come supporto alla crescita di tutti

Il coaching? Può essere applicato sempre, a qualsiasi situazione e a qualsiasi obiettivo, personale o professionale”. Paola Patetta non ha dubbi. “Anche per scegliere a quale corso di laurea iscriversi può tornare utile un’attività di coaching”. Paola è una dei coach di PHYD. Dopo più di 20 anni trascorsi in aziende multinazionali come manager nella funzione Risorse Umane, si è certificata come coach, in Italia e all’estero, attraverso vari percorsi di formazione riconosciuti dall’International Coaching Federation. “Supportare la crescita delle persone è sempre stato per me un fattore chiave di motivazione professionale. Il coaching è stata dunque la prosecuzione naturale del mio percorso di carriera”. Con questa intervista, facciamo la sua conoscenza.

Quando ci si dovrebbe rivolgere a un coach?

Ogniqualvolta ci sia il desiderio di raggiungere un risultato, si avverta il bisogno di cambiare la direzione presa nel lavoro o nella vita personale, ci si senta bloccati per una mancanza di chiarezza di fronte a delle scelte da operare. Il coaching accelera e potenzia la crescita dell’individuo, consentendo ad ognuno di focalizzare in maniera più efficace e consapevole gli obiettivi da raggiungere e le conseguenti scelte da porre in atto. L’International Coaching Federation definisce il coaching come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.

Eppure, spesso, nei contesti aziendali si identifica il coaching come uno strumento da utilizzare nei momenti di criticità.

Più che di criticità parlerei piuttosto di opportunità. Il coaching può essere utile in situazioni in cui sia opportuno supportare un percorso di sviluppo e di crescita o si rilevi la necessità di intervenire sul miglioramento della performance. Nelle aziende, ad esempio, è tipico ricorrere al coaching per migliorare e allenare capacità e comportamenti che non corrispondono pienamente alle attese del ruolo. Anche in questo caso il coaching aiuta a individuare gli obiettivi di miglioramento e a definire i passi per conseguirli.

Nel futuro del lavoro che futuro vedi per il coaching?

Credo che andremo verso una progressiva democratizzazione di questa metodologia. Nelle aziende, ad esempio, il coaching, che all’inizio era utilizzato come strumento di sviluppo per posizioni apicali, ora si sta estendendo ai livelli di middle management e in prospettiva a figure professionali di ogni livello.  Più in generale, nel futuro che ci aspetta avremo un bisogno costante di strumenti che ci permettano di affrontare il cambiamento, gestire in maniera agile e veloce le transizioni, rapportarci con ambiguità e complessità. Sarà importante allenare e accrescere la consapevolezza di sé, delle proprie capacità e dei propri comportamenti, per essere in grado di adattarsi rapidamente a un contesto in continua evoluzione. E il coaching, in definitiva, agisce partendo proprio da questa dimensione di consapevolezza.

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