Home » Ti licenzio, ma non troppo 

Ti licenzio, ma non troppo 

Fare il minimo indispensabile di ciò che il datore di lavoro si aspetta. Lo hanno soprannominato “quiet quitting”, si è diffuso viralmente sui social media. Ora la rete ha coniato una nuova espressione per un fenomeno ugualmente passivo e aggressivo che sta generando molte reazioni: il “quiet firing”, o anche licenziamento silenzioso (Bbc). Il primo ad utilizzare questo termine è stato DeAndre Brown, influencer che su TikTok ha coniato l’espressione per riferirsi al datore di lavoro che non premia il dipendente per i suoi contributi all’azienda, costringendolo così alle dimissioni (Vanity Fair).

Insoddisfazione generale 

Sui social l’hashtag #quietfiring ha registrato più di 11 milioni di visualizzazioni. Ne ha parlato anche il Times, citando un rapporto pubblicato recentemente dal Pew Research Center che ha individuato nella retribuzione bassa e nelle scarse opportunità di crescita professionale le motivazioni principali che hanno portato alle Grandi dimissioni. Nel nostro Paese, comunque, non siamo certo messi meglio. A certificarlo è un’indagine InfoJobs Attraction & Retention, che mostra un malcontento generale dei lavoratori: oltre 80% dei partecipanti al sondaggio non consiglierebbe ad un amico l’azienda per la quale lavora, a causa di un ambiente poco stimolante o di uno stipendio non soddisfacente.

Che fare 

Questo fenomeno, che costringe il dipendente – con suggestioni più o meno tacite – a dimettersi, non è cosa del tutto nuova. Si tratta infatti di una pratica associata al mobbing, cioè atti persecutori che vengono esercitati sul lavoratore con l’obiettivo di emarginarlo (Rolling Stones). Le ragioni dietro questi atteggiamenti sono complesse. Se i lavoratori si comportano in modo tale da violare i loro contratti, ad esempio, le aziende possono terminare il loro rapporto di lavoro. Ma se sono i capi a non apprezzare i lavoratori, o a considerarli dei soggetti mediocri e sacrificabili, agire per rimuoverli è più complicato, dato che spesso questo richiederebbe lunghi processi.

0 commenti

Articoli recenti

Articoli recenti

“Chennai, la mia India”

“Chennai, la mia India”

Working abroad, il lavoro secondo gli expat! "Chennai, la mia India" Fabio Salvadori svela il volto ancora poco conosciuto dell'India: la città di Chennai e la sua dinamica realtà.   Kuwait,...

leggi tutto