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Kokono, quando l’innovazione arriva nei paesi in via di sviluppo

Una culla innovativa, progettata e brevettata in Italia da De-LAB – società benefit specializzata in consulenza nel settore della cooperazione allo sviluppo e dell’economia di scopo, con base a Milano – e realizzata e distribuita localmente in Uganda, in grado di proteggere i neonati dalla malaria e da altre potenziali cause di morte, costruita in plastica biodegradabile e multifunzione: è Kokono, progetto di imprenditoria sostenibile e ad impatto unico nel suo genere, che proprio nel paese dell’Africa subsahariana ha le sue radici. A guidare l’iniziativa, Lucia Del Negro che, nata nel 1984 a Verona, ha maturato un curriculum di studi e ricerche sulla cooperazione allo sviluppo, nel 2019 è stata eletta “Female Role Model of the Year” per l’Europa Meridionale all’interno del premio Global Startup Award e tra le altre cose siede nell’Advisory Board della Fondazione Giannino Bassetti lavorando sul tema della “Salute Inclusiva”. L’abbiamo incontrata per farci raccontare più da vicino questo progetto che connette innovazione, sostenibilità e sostegno ai paesi in via di sviluppo.

Lucia, guidi un progetto di innovazione che permette alle donne ugandesi di utilizzare una culla pensata per confrontarsi con un contesto di vita quotidiana molto duro. Come è nato questo progetto?

Kokono nasce dalla proposta De-LAB presentata alla Triennale di Milano, durante la mostra NEW CRAFT, in risposta all’idea di riflettere su “Nuovi oggetti per nuovi utilizzi”. Grazie al supporto della Fondazione Giannino Bassetti abbiamo presentato il nostro concept legato alla creazione di una culla multi-uso protettiva per neonati da 0 a 12 mesi, utilizzabile sia di giorno che di notte, sia in ambiente domestico che ospedaliero. Ci interessava lavorare, infatti, sul concetto di “versatilità”, che in contesti a basso reddito – come l’Uganda, Paese scelto per il market test – è fondamentale per garantire un’allocazione davvero efficiente delle poche risorse economiche a disposizione delle famiglie più povere. Dal concept alla produzione sono passati 2 anni, nei quali De-LAB, in autonomia, ha investito nella ricerca sul campo che ci ha condotto a coinvolgere più di 200 ugandesi per capire quali fossero le loro preferenze di uso e struttura della nuova culla. Dopodiché abbiamo vinto il bando Profit AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e abbiamo prodotto lo stampo industriale della scocca della culla, prodotta con plastiche ad alta biodegradabilità e interamente prodotte in Uganda, dove abbiamo portato tecnologie e materiali più green per le nostre culle. Abbiamo sempre creduto che, per proteggere i bambini, che sono il futuro, non potessimo rassegnarci all’utilizzo di plastica standard, che in Africa il futuro lo sta togliendo visto che inquina pesantemente suolo e aria. Abbiamo poi retto l’ondata della pandemia e finalmente nel 2022 abbiamo avviato la produzione industriale e le relazioni con NGO, ospedali, orfanotrofi e singoli utilizzatori, in grado finalmente di proteggere i bimbi da malaria, urti accidentali, attacchi di animali: tutto in un solo prodotto utilizzabile anche come vasca per il bagnetto e playground.

Quali risultati avete raggiunto?

Economicamente, abbiamo prodotto inizialmente 1500 pezzi, che abbiamo distribuito in 9 mesi. Abbiamo poi ordini per altri 3000 pezzi che produrremo nel 2023. Dal punti di vista sociale, abbiamo ottenuto i dati di uno studio Amref, con cui collaboriamo attivamente, che dimostra che tutti bambini che hanno ricevuto la nostra culla nello slum di Kawempe (Kampala) non hanno mai contratto la malaria ….direi un risultato eccellente! Per quanto riguarda il profilo ambientale, stiamo usando i materiali più verdi in assoluto (mantenendo determinate condizioni di tenuta e sicurezza del prodotto) e stiamo dialogando con altre imprese ugandesi perchè usino i nostri materiali nei loro prodotti di largo consumo.

Il modello di innovazione di Kokono è molto particolare perché nasce in Italia, in De-LAB, ma è pensato per svilupparsi interamente in Uganda e, più in generale, nell’Africa sub-sahariana, a cominciare dalla produzione delle culle. Cosa significa “fare innovazione” lungo distanze così ampie e, chiaramente, culture così diverse?

Significa costruire un team di persone che si fidano di te, come imprenditrice, nonostante la distanza che è ovviamente sia fisica che culturale. Noi abbiamo iniziato senza alcuna presentazione, da zero, e abbiamo dovuto costruire un linguaggio comune fatto di franchezza, serietà e molta flessibilità da entrambe le parti. A livello di innovazione, devo dire che lavorare in Africa è entusiasmante: Paesi giovani hanno un’energia maggiore e una voglia di testare novità che è sensibilmente più elevata di ciò che avviene in Italia. Di base, essendo la nostra culla un unicum, serve moltissimo familiarizzare i beneficiari e gli attori intermedi (medici, infermieri, dottori) all’uso delle culle: la nostra innovazione risponde ad un bisogno e va promossa e accompagnata da percorsi di empowerment locale. Per fare questo in mercati così grandi servono risorse e una strategia ben chiara.

Quale sarà il futuro di Kokono?

A livello verticale continuare a diffondersi in zone rurali, oltre che urbane, dell’Uganda, e allo stesso tempo arrivare in altri Paesi (come per esempio il Kenya o Malawi, dove abbiamo già fornito una NGO italiana che lavora in loco). A livello orizzontale Kokono sarà accompagnato da altri prodotti rivolti alla salute materno-infantile. Stiamo già lavorando su questo aspetto e non vediamo l’ora di condividere i nostri risultati.

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