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Che ne sarà dello smart working?  

Il nuovo Ministro della Pubblica Amministrazione si chiama Paolo Zangrillo. Tra le tante cose, è un sostenitore della Tav Torino-Lione, dello smart working e un forte critico del reddito di cittadinanza, che di fatto vorrebbe smantellare. Ha 61 anni, una lunga carriera come manager e una breve esperienza come politico. In Fiat, dal 1987 si è occupato di risorse umane, poi è diventato direttore del personale di Acea, mentre il suo ingresso nella politica ha data recente e risale al 2018, quando per la prima volta viene eletto alla Camera tra le file di Forza Italia (Wired).

Timida apertura

Contrariamente al suo predecessore, Renato Brunetta, Zangrillo ha dichiarato di essere favorevole allo smart working anche nel settore pubblico. In una Commissione tecnica insediata durante il governo Draghi, Brunetta aveva spiegato che le criticità del lavoro agile dipendevano anche dalla “assenza generalizzata di iniziative di formazione e informazione per addestrare il personale ad una nuova modalità di svolgimento del lavoro”. Si è già rivelato più aperturista, invece, il neoministro Zangrillo, che in un’intervista a Repubblica ha spiegato che il lavoro da remoto è diventato “uno strumento” e che “occorre valutarlo e utilizzarlo, passando da una logica di controllo a quella della misurazione dei risultati”. La misurazione delle performance, a suo dire, “non deve essere un tabù” (SkyTG24).

Smart working e famiglia 

L’efficacia e l’utilità dello smart working sono ancora al centro di numerosi dibattiti in Italia. In altre zone del mondo, per esempio negli Stati Uniti, è diventata una nuova normalità, oltre che un incentivo – a quanto pare – per mettere su famiglia. Il lavoro da remoto, ha scritto il magazine The Atlantic, potrebbe diventare la soluzione contro il declino demografico che colpisce ormai la gran parte dei paesi occidentali. Secondo una ricerca del National Bureau of Economic Research, negli Stati Uniti la rapida ripresa economica post Covid e l’aumento del lavoro da remoto potrebbero aver influito sulla scelta di fare figli. Lo ha spiegato anche Axios, che ha raccontato la storia di un’impiegata nel settore tecnologico che ha deciso, proprio durante l’emergenza sanitaria, di mettere su famiglia.

 

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