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Chris Ferrie: “Così racconto la scienza ai bambini

Il grande pubblico lo ha scoperto per una foto che ritraeva Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, nelle vesti di papà intento a leggere uno dei suoi libri a suo figlio, nato da poco più di un anno. Un libro che ha destato molta curiosità, dal momento che il titolo era “Fisica quantistica per bambini”. Chris Ferrie nella vita di tutti i giorni si occupa di machine learning applicato al calcolo computazionale alla University of Technology di Sidney. Nel tempo libero, invece, scrive libri scientifici per bambini tra gli 0 e i 5 anni, approcciando argomenti estremamente complessi: dalla fisica quantistica, per l’appunto, all’intelligenza artificiale; dal cambiamento climatico all’elettromagnetismo. Lo abbiamo intervistato.

Sei un docente universitario, ti occupi di machine learning applicato al calcolo computazionale e hai ottenuto un Phd in Matematica applicata. Come mai hai deciso di scrivere libri di divulgazione scientifica per bambini tra gli 0 e i 5 anni?

Quando ho iniziato, l’ho fatto per i miei figli. Se non avessi avuto dei figli, non lo avrei mai fatto. Da scienziato ero alla ricerca di libri scientifici da leggere ai miei bambini ma non li trovavo. E così ho pensato di scriverli io.

Ma a quell’età non è forse troppo presto per affrontare argomenti così complessi come la fisica quantistica o la teoria della relatività?

I libri per i bambini così piccoli non riguardano l’insegnamento di conoscenze e nozioni specifiche. Sono invece funzionali a favorire l’associazione positiva con la lettura, l’ascolto e le domande che da lì possono nascere. L’argomento è secondario.

Il nostro rapporto con l’apprendimento sta cambiando profondamente e l’apprendimento continuo è già una realtà. Come pensi che cambierà l’educazione “classica”, quella impartita da scuole e università?

L’attuale sistema di istruzione obbligatoria che esiste nella maggior parte dei paesi è molto efficiente nell’insegnamento delle competenze e delle conoscenze di base. Insegnare ai bambini a leggere, scrivere e fare di conto sarà sempre necessario. Ciò che deve cambiare è l’orientamento professionale dell’istruzione secondaria e post-secondaria. Non possiamo formare i giovani per un lavoro che avranno per 40 anni e da cui poi andranno in pensione con benefici duraturi.

In Italia, rispetto al resto d’Europa, la formazione Stem ha ancora un impatto molto limitato. Che suggerimento daresti ai giovani che si preoccupano di questo tipo di discipline?  

Voglio che i miei figli abbiano successo. Voglio che abbiano gli strumenti necessari per condurre una vita appagante e significativa. Ma, cosa ancora più importante, voglio che siano studenti desiderosi e impegnati per tutta la vita. Il mondo è complesso e molte persone non sono attrezzate per affrontare questa complessità. L’apprendimento integrato delle STEM rende più semplice affrontare problemi complessi. E in ultima analisi, voglio che i miei figli non solo abbiano la formazione necessaria per gestire questa complessità, ma che si divertano anche.

Hai scelto l’homeschooling per i tuoi figli. Perchè?

Si è trattato di una scelta dovuta per lo più alla nostra situazione piuttosto che di una scelta collegata a un approccio filosofico all’educazione. Il modello di istruzione in Australia è piuttosto rigido. I bambini che studiano a casa devono imparare lo stesso programma di studi, ma hanno a disposizione molta più flessibilità.

 

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