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Grandi dimissioni, i lavoratori cercano condizioni migliori

Negli Stati Uniti si parla da giorni della “Great Resignation”. Pare che il termine l’abbia usato per la prima volta Anthony Klotz, professore di Management alla Mays Business School del Texas, mentre cercava di raccontare quello che sta accadendo in America, dove sempre più persone stanno lasciando il proprio lavoro (New Yorker). Il fenomeno è in crescita e ha raggiunto numeri record: solo a luglio sono stati in 4 milioni a dimettersi (Corriere). Ma c’è di più: secondo un’analisi di Microsoft, il 40% della forza lavoro globale sta pensando di dimettersi entro la fine dell’anno (The Vision). 

  • Le Grandi Dimissioni sono arrivate e nessuno è preparato (Wired).
  • Centinaia di aziende stanno cercando di attirare nuove risorse con bonus e incentivi (Axios). 

Il temuto rientro Ora che si ricomincia a parlare di ritorno in ufficio nella maggior parte delle economie sviluppate, le aziende sono in crisi e pure i dipendenti. Del tema se ne è occupato Forbes con un pezzo abbastanza autoesplicativo dal titolo «Perché i tuoi dipendenti non vogliono tornare e cosa puoi fare». L’emergenza sanitaria ha spinto le persone a una profonda riflessione, portandole a riesaminare le priorità di vita e quelle professionali. In molti casi si cambia lavoro per un salario più alto, per avere più tempo libero, o semplicemente perché si preferisce sperimentare qualcosa di nuovo.

  • Lavorare meno, lavorare meglio: le proposte delle aziende per il post pandemia (Repubblica).

Punto di svolta? La postilla è doverosa e a tratti anche un po’ triste: cambiare lavoro è facoltà esclusiva di chi può permetterselo. Farlo negli Stati Uniti non è esattamente la stessa cosa che farlo in Italia, dove infatti gli ultimi dati del 2020 dimostrano che le dimissioni sono crollate. Ma se c’è un’eredità positiva lasciata dalla pandemia forse riguarda proprio il fatto che l’emergenza sanitaria ha confermato l’idea che lavorare in un modo diverso è possibile. I lockdown ci hanno spronato a fermarci per guardare in prospettiva come abbiamo vissuto e lavorato fino ad oggi. È in questo contesto che le Grandi Dimissioni negli Stati Uniti assumono significato, e guardando al futuro con un certo ottimismo, potrebbero portare anche i datori di lavoro italiani a confrontarsi di più con i dipendenti, non per forza etichettabili come choosy, ma semplicemente desiderosi di abbracciare un cambio di rotta non più procrastinabile (Working Knowledge).

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