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Amare il proprio lavoro

La pandemia, ha scritto Vox, è stata una specie di esperimento filosofico su larga scala. Ha scosso le nostre vite e ci ha costretto a domandarci perchè viaggiamo, perchè andiamo all’università o in ufficio, perchè ci baciamo per salutarci. La vita lavorativa americana, ma non solo, ha subito in questi anni il più grande crollo dalla Grande Depressione. Ora gli uffici stanno riaprendo, anche se i tassi di abbandono sono vicini ai massimi storici. A marzo gli ultimi dati sulle cosiddette “grandi dimissioni” hanno fatto registrare oltre 4 milioni e mezzo di abbandoni (Cnn), mentre l’economia americana a marzo ha creato più di 400mila nuovi posti nonostante la carenza di lavoratori (Ft).

Lavorare per cosa?

Eppure, anche se le discussioni sul tema si moltiplicano, le domande sollevate dai licenziamenti di massa e dai grandi cambiamenti che stanno avvenendo in tutto il mondo del lavoro restano irrisolte: a cosa serve lavorare? E in che modo potremmo amare ciò che facciamo? Come dovrebbe adattarsi alle nostre vite? Si tratta di dubbi più che legittimi ora che c’è un sorprendente scetticismo nei confronti del lavoro, almeno negli Stati Uniti, un posto dove per secoli le persone lo hanno elogiato così tanto da identificarsi quasi completamente in esso.

  • La generazione Z non sogna il lavoro (Vox).

Una nuova cultura

Attualmente non sembrano esserci nè le istituzioni civiche nè i valori culturali per avere una società del tempo libero, aggiunge Vox. Vale però la pena, forse, domandarsi quale futuro avrà il lavoro una volta che l’emergenza sanitaria potrà davvero dirsi conclusa. Risulta ancora difficile cambiare la cultura del lavoro perchè non si è in grado di cambiare le culture aziendali, almeno nella maggior parte dei Paesi avanzati. Per ottenere un vero cambiamento, i datori dovranno fare i conti con ciò che le persone ottengono in definitiva dalla loro vita professionale, trovando modi per preservarne gli aspetti positivi e per immaginare una società in cui le persone possano ottenere benefici materiali e morali dal proprio lavoro. Il denaro è la cosa più ovvia, naturalmente, ma la pandemia e i tassi di abbandono – nonostante i salari alti – hanno dimostrato come le persone ricerchino nel proprio impiego anche un bene più astratto, come il significato o lo scopo. 

  • Cosa rende un lavoro un buon lavoro? (Nyt).

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